GENDER DIVERSITY: IMPRENDITORIA FEMMINILE E BENEFICI PER LE AZIENDE

Il ruolo delle donne nel business è stato ed è tutt’ora uno dei temi più importanti e meno riconosciuti degli ultimi anni. I dati del Global Entrepreneurship Monitor (GEM) 2018/2019 rivelano che nell’imprenditoria di genere l’uguaglianza è ancora ben lontana dall’essere raggiunta. In particolare, in questo rapporto viene evidenziato che le donne che iniziano attività di tipo imprenditoriale sono meno della metà degli uomini e anche in Italia la situazione occupazionale si rivela simile: solo un’attività imprenditoriale su cinque è, infatti, guidata da una donna.

Andiamo adesso ad analizzare il ruolo e l’incidenza delle donne nelle diverse idee di business, in particolare per quel che riguarda il mondo delle startup, e le soluzioni che si dovrebbero intraprendere per promuovere l’imprenditoria femminile e realizzare concretamente l’uguaglianza di genere.

IMPRENDITORIA E START-UP AL FEMMINILE

L’analisi condotta dal Cerved sulla presenza delle donne in quelle che vengono definite “startup innovative” ha preso in analisi 9.306 startup iscritte nel registro delle imprese. I dati mostrano che la quota di donne presenti tra i soci è tornata a crescere anche se, tuttavia, oltre la metà delle startup non ha donne tra i propri soci, mancanza spiegata dalla percentuale minore di donne formate in questo settore. Un altro dato significativo evidenzia la maggiore presenza, rispetto agli uomini, di soci donne senza cariche nell’impresa; inoltre viene sottolineato che le imprese con una proprietà totalmente al femminile si attestano attorno al 7% e quelle con una maggioranza di quota rosa equivalgono solo al 10% del totale.

Ma, a questo proposito, Claudia Pingue sostiene che la diversità di genere è un ingrediente fondamentale per lo sviluppo di una startup, in particolar modo per la loro bravura nel saper cogliere le opportunità e le necessità del mercato. Proprio per questi motivi, la general manager dell’incubatore PoliHub sostiene che la presenza femminile all’interno di questo tipo di business è destinata a crescere.

LE QUOTE ROSA

 

L’Italia ha visto una svolta grazie all’entrata in vigore della legge 120/2011 del 12 agosto 2011, conosciuta come la legge sulle “Quote Rosa”, che ha stabilito che gli organi sociali di quelle società quotate in scadenza dal 12 agosto 2012 dovevano prevedere, nel loro progetto di rinnovo, una quota di donne pari ad almeno un quinto dei propri membri. Man mano che si prosegue nei rinnovi, tale quota sale progressivamente.

 

La letteratura scientifica non si è fatta attendere e già vanta numerosi studi all’attivo, per indagare gli effetti della diversità di genere nel mondo del lavoro. Uno studio longitudinale durato 15 anni, svolto dall’Università di St. Gallen, ad esempio, ha dimostrato l’esistenza di una relazione positiva tra gender diversity e performance lavorativa

GENDER DIVERSITY: IL BENEFICIO DELL'EQUILIBRIO TRA DONNE E UOMINI

Secondo i dati della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, e resi noti in occasione del convegno “invasione Steam: insieme verso il futuro”, in Lombardia sono attive il 28% delle imprese femminili Tech d’Italia. Questa etichetta racchiude ambiti quali l’elettronica, le telecomunicazioni, e auto, i sistemi informatici, la chimica e la farmaceutica.
Secondo i dati di uno studio commissionato dall’Europarlamento, l’Italia è il Paese con una percentuale di imprenditrici agricole più alta rispetto alla media UE (32% Vs 28%) (ansa.it).

Recenti studi effettuati da National Center for Women & Information Technology, hanno evidenziato l’importanza che riveste la Gender Diversity in ambito lavorativo:

  • L’equilibrio di genere all’interno delle realtà aziendali porta queste ultime ad ottenere performance finanziarie migliori, in modo particolare quando le donne ricoprono ruoli di spessore.
  • Ne escono migliorate anche le dinamiche dei team e la loro produttività.

 

Diversi studi hanno rilevato che la presenza delle donne è associata ad un alto tasso di intelligenza collettiva definita come “l’abilità di un gruppo di far fronte ad una gran varietà di compiti”. Questo risultato, probabilmente, è correlato al fatto che le donne ottengono punteggi più alti nei compiti che richiedono una certa sensibilità sociale.

L’inclusione e le politiche di Gender Diversity, quindi, non costituiscono un approccio meramente politically correct, ma producono anche effetti concreti dai notevoli risvolti economici, sotto tanti punti di vista, non ultima la risonanza sulla reputazione aziendale agli occhi dei consumatori.

Secondo il documento “Diversity & Inclusion, una nuova leva competitiva in azienda”, di fondamentale importanza, per le aziende, sono le politiche di inclusione e la promozione della diversità, che accendono la percezione della libertà di espressione, direttamente correlata all’innovazione e allo sviluppo. Secondo tali dati, il 51% dei consumatori dichiara di preferire espressamente brand che esaltano l’inclusività.

Il problema della sottorappresentazione femminile, però, è ben lontano dall’essere risolto. Se è vero che la crescita è appena iniziata e prosegue a grandi passi, è anche vero che alcuni preconcetti sono difficili da scardinare. Uno di questo è la convinzione che le politiche di Diversity e di Inclusione rappresentino un costo ulteriore, nonostante i dati concreti affermino il contrario.
Il capitale umano, però, è uno dei vantaggi strategici più preziosi per le aziende e la cosa interessante è che esso non è facilmente replicabile dai competitor.

 

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