BIG DATA E MARKETING INTELLIGENCE Il nuovo modo di fare marketing attraverso i big data

BIG DATA E MARKETING INTELLIGENCE Il nuovo modo di fare marketing attraverso i big data

I big data sono molto importanti quando si vuole comunicare. Conservare grandi quantità di informazioni dei propri acquirenti è un vantaggio enorme per conoscere il proprio portafoglio clienti.

Durante il Marketing Festival di Milano, svolto l’1, 2 e 3 luglio 2020 si è parlato del nuovo obiettivo di seminare, raccogliere e cibarsi di nuove idee; alimentare la mente con cibo pulito e vitaminico, scoprire e riscoprire i gusti veri che sono alla base del necessario RestArt per la creatività, la comunicazione e il marketing. Perché dopo la crisi di astinenza, c’è ora bisogno di non perdersi nulla, di sfruttare ogni possibilità alla ricerca di nuove certezze.

Gli interventi

Alcune figure sono intervenute parlando di questo argomento così innovativo, come Alessandro Pica, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence, Politecnico di Milano il quale afferma che il mercato legato al mondo dei Big Data si valuta fino a 1,7 miliardi di euro e presenta tanti elementi di novità rispetto al passato. Gestire i big data sottende la capacità delle imprese di gestire grosse quantità di informazioni ed algoritmi per essere sempre aggiornati. Questo comporta che l’azienda attui un cambiamento che parte dall’interno, dalla governance, le competenze devono essere aggiornate e diventare avanzate. Bisogna pertanto adottare i Big Data in maniera consapevole e matura; le aziende devono inserire nel loro organico le figure specializzate.

Con la pandemia e il conseguente lockdown la spinta trasformativa e modernizzatrice delle aziende ha preso strade diverse: chi aveva già avviato un percorso rivolto al processamento e all’utilizzo di grandi quantità di dati ha continuato in quella direzione, chi ancora aveva solo preso in considerazione l’idea, ha iniziato a metterla in pratica. Si registra infatti una forte voglia di iniziare a fare attività strategiche e innovative rimaste nel cassetto, portando a un boom di richieste di aggiornamento.

Giovanna Loi, Chief Digital Officer GroupM e Antonio Montesano, Head of Digital OMD si sono invece concentrati sul cambiamento che hanno operato le aziende in questo senso, concentrandosi sempre di più sulla customer experience.

 Fino a 5 anni fa parlare del data management era quasi follia, mentre adesso la quasi totalità delle aziende esistente si affida ai dati. La proliferazione di tool e strumenti di analytics ha permesso l’avanzamento della digitalizzazione delle aziende e la possibilità di misurare e studiare analiticamente le informazioni in possesso. Si inizia a studiare l’acquirente non solo come semplice componente del portafoglio clienti ma come singolo, dotato di necessità e personalità.

Tendenze di mercato della realtà aumentata

Nel 2017 il mercato dello shopping online ha registrato il più alto tasso di vendite tramite
smartphone e tablet, allo stesso tempo i guadagni globali del mercato dell’AR hanno subito un
incremento tale da far prevedere di raggiungere i 485 miliardi di dollari entro il 2025.
Nonostante gran parte di questa crescita sarà trainata dalla domanda di applicazioni nel settore
retail e automobilistico, nei prossimi anni l’e-commerce della realtà aumentata irromperà nell’intero
universo delle vendite online con la sua capacità di personalizzare e migliorare l’esperienza di
acquisto per i clienti.
Non a caso alcuni importanti colossi del web come Facebook, Amazon, eBay, Alibaba e Microsoft
in coppia con Apple hanno in programma di integrare l’AR nelle loro strategie di marketing,
iniziando a vendere in modo completamente nuovo in tutto il mondo.

Meccanismi psicologici alla base del marketing della realtà aumentata

Per quanto riguarda la customer e buyer experience la direzione è quella della moltiplicazione dei touchpoint, ovvero i punti di contatto tra cliente e azienda. Questo inoltre permette di avere un’ulteriore modalità  di ricezione di dati sugli acquirenti potenziali e affermati: grazie ad esempio all’internet of things, i dati sull’utilizzo dei prodotti vengono inviati automaticamente alla casa madre.

Nello scenario post-covid che ora si presenta, l’empatia verso i propri clienti diventa elemento indispensabile di successo, e questo implica un’ulteriore personalizzazione e alta customer care. In questa direzione si delineano 3 configurazioni di aziende:

  • Le aziende tigri: quelle che capiscono le opportunità che hanno di promuovere i loro prodotti, sono in grado di coglierle e sfruttarle. Hanno una marcia in più
  • Le aziende gattopardi: producono un restyling aziendale andando online, cambiando il loro processo di vendita, ma non colgono il cambiamento vero, quello che porta a un rinnovo totale e per questo, in sostanza rimangono uguali
  • Le aziende struzzi: quelle che non riescono a mostrarsi in tutto il loro potenziale; i loro prodotti passano da “must have” a “nice to have

Quali sono le parole d’ordine quindi in questo periodo? Sicuramente cash is king, ma anche teta is king con un occhio particolare alla vision. Avere del potenziale e non saperlo sfruttare con idee innovative equivale a non avere niente. Bisogna fare pivot su eccellenze esistenti e coinvolgere gli stakeholder. Questo è possibile attraverso la pratica di integrazioni di diverse tecnologie e fonti. In questo modo è anche possibile battere i colossi dei dati come Amazon, Facebook. In che modo? Le small companies hanno un sistema verticale grazie al quale la qualità dei dati che hanno dei loro clienti è nettamente superiore a quella delle big companies; se unissero i loro database di informazioni sarebbero alla pari con i grandi colossi: fare sistema diventa fondamentale in ottica di internazionalizzazione.

In conclusione possiamo affermare che c’è bisogno di far ecosistemi e non egosistemi. Osservare, ragionare in ottica in un percorso, aggiornarsi, misurare e monitorare attraverso le metriche diventa fondamentale, come anche reinventarsi ed entrare in empatia con il contesto che cambia.

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